L'inquinamento da plastica aggravato dal riscaldamento globale
Allerta dei ricercatori, possibili danni ecologici irreversibili
I cambiamenti climatici aggravano gli effetti dell'inquinamento da plastica favorendo la formazione e la diffusione delle microplastiche, che rischiano di danneggiare interi ecosistemi colpendo soprattutto i predatori al vertice delle catene alimentari come le orche. A lanciare l'allerta sono i ricercatori dell'Imperial College di Londra, con uno studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Science. "L'inquinamento da plastica e il clima sono crisi concomitanti che si intensificano a vicenda. Hanno anche origini e soluzioni in comune", afferma Frank Kelly della School of Public Health dell'Imperial College. "Abbiamo urgente bisogno di un approccio internazionale coordinato per impedire che la plastica a fine vita si accumuli nell'ambiente". L'aumento delle temperature, dell'umidità e dell'esposizione ai raggi Uv favoriscono la degradazione della plastica. Inoltre, tempeste estreme, inondazioni e venti possono aumentare la frammentazione e la dispersione dei rifiuti plastici (pari a sei miliardi di tonnellate e in continuo aumento) nelle discariche, negli ecosistemi acquatici e terrestri, negli ambienti atmosferici e nelle catene alimentari. Le microplastiche possono anche fungere da 'cavalli di Troia' per il trasferimento di altri contaminanti come metalli, pesticidi e Pfas, sostanze chimiche 'eterne'. Anche le condizioni climatiche possono favorire l'aderenza e il trasferimento di questi contaminanti, nonché la lisciviazione di sostanze chimiche pericolose come ritardanti di fiamma o plastificanti. Per arginare il problema, i ricercatori sollecitano l'eliminazione della plastica monouso non essenziale (che rappresenta il 35% della produzione), la limitazione della produzione di plastica vergine e la creazione di standard internazionali per rendere la plastica riutilizzabile e riciclabile.
Z.Ottaviano--PV